PROPRIETA' INTELLETTUALE E VIA DISCORRENDO

Seppure mi sia sempre compiaciuta di leggere i miei post riportati sugli altrui blog o spazi virtuali di altro genere ,adesso sono stanca di sentire leggere alla radio i miei scritti da signorine che dichiarano di esserne le autrici e di leggere le mie storie anche sulla carta stampata con nomi e luoghi diversi ma senza cambiarne nemmeno le frasi dei discorsi.Vergonoso per chi ruba la proprietà intellettuale ,ma anche per chi la promulga senza verificarne la fonte .Smettetela altrimenti oltre alla Escort potreste conoscere anche il suo avvocato!

martedì 28 settembre 2010

ghiaccio bollente


26/11/2009


I ricordi ti colpiscono così, all'improvviso, senza avvertirti e credici, quando decidono di arrivare al bersaglio, sono tiratori infallibili.
E così è successo... in un mercato cittadino, in una mattina di sole ed è bastato sentire quel suono, il suono sottile e dolcissimo di quello scacciaguai, sai, quei gingilli che appendi al soffitto e con il soffiare del vento suonano e tintinnano.
Li collezionavo, ne avevo parecchi, diversi nelle forme, diversi nei suoni.
Il mio preferito era composto da sottili bacchette di metallo. Lo usano anche come strumento musicale, cascatella è il suo nome e il suono è gentile e armonioso.
Primeggiava nella mia collezione, anche se era il meno appariscente, per la posizione che gli avevo dato. Era il primo a suonare all’alzarsi della più piccola corrente e se qualcuno alto e distratto voleva accomodarsi nel mio salotto, inevitabilmente ci sbatteva la testa.
Come succedeva sempre a Roby.
Posso dire che quel suono era la colonna sonora che accompagnava l’entrata di Roby a casa mia.
E’ passato più di un anno da quando ci siamo lasciati, e il tempo può edulcorare i ricordi con una sottile nebbia che copre attriti, tensioni, fratture.
Non penso spesso a lui e sopratutto cerco di non rievocare il sesso che facevo con lui... confesso che mi faceva provare sensazioni che non dimenticherò, nonostante i miei virtuosi propositi di brava bambina...
Ma se i ricordi mi colpiscono è inevitabile che io debba ripensare a quella sera
Era arrivato in anticipo, perfetto come sempre, abbigliamento informale, ci aspettava una cena con alcuni suoi colleghi, un locale nuovo, un posto carino che volevo vedere.
Ero appena uscita dalla doccia e ero andata ad aprirgli in accappatoio. Un languido sguardo di apprezzamento per la mia mise e pochi istanti dopo indossavo solo le sue mani.
Sapeva come prendermi, come farmi diventare tremolante gelatina.
Non mi imponeva nulla e nonostante io non sia mai stata una con un carattere docile, alle sue parole e a come si proponeva, non sono mai riuscita a dire di no. Forse, e me ne rendo conto solo ora, mi diceva e mi faceva solo quello che volevo.
La sua attenzione ora era al mio seno, gli piaceva accarezzarlo a lungo, pizzicarlo, prendere i capezzoli fra le dita e tirarli fino a quel piccante dolore, che mi faceva ansimare, mentre gli ricordavo la cena, gli amici e l’orario. Cominciò a baciarmi la pelle morbida del collo, mia gioia, mio crucio, mentre con la sua voce calda mi parlava all’orecchio – Sei certa di voler andare? Non vuoi invece le mie carezze? Le mie dita? Il mio cazzo dentro di te? E la mia bocca, non scordarla...!-
La bocca... la bocca di Roby è la cosa che non dimenticherò mai, le sue labbra carnose e la sua lingua morbida e calda mi hanno baciata come nessun’altro mai, e mi hanno regalato orgasmi indimenticabili.
Era instancabile, avida, lussuriosa e rese quella notte unica.
Aspettò una risposta alle sue domande e dalle mie labbra usci quasi una supplica, ero già molto eccitata e la promessa della sua lingua azzerarono ogni mia voglia di socializzare.
Mentre stavo ancora telefonando per disdire l’impegno, balbettando malcelate scuse, mi spinse delicatamente con una mano la schiena, fino a farmi piegare sullo schienale del divano, mi fece aderire con le gambe alla parte posteriore, mentre con un ginocchio mi portava ad allargarle, le braccia avanti, ciondolavano sui cuscini e anche se riuscivo a sollevare un po’ la testa, non riuscivo a vederlo.
Ma Robby vedeva me e molto bene! Le rotondità del mio sedere e il mio sesso aperto erano sotto il suo sguardo e non si attardò a descrivermelo, mentre il mio radicato pudore mi faceva arrossire il viso.
Cominciò a raccontarmi quello che vedeva, mentre le sue dita mi toccavano, mi esploravano, mi pizzicavano e mi accarezzavano il clitoride, mi entravano dentro. Mi diceva quanto gli piaceva potermi osservare, si complimentava con me per gli abbondanti umori, che avevano su di lui un’attrazione particolare e diceva che lo lusingavano.
Le sue dita scorrevano lentamente per poi accellerare all’improvviso, non riuscivo a distinguere quante fossero, i miei gemiti cominciavano a farsi sentire, la mia voglia cresceva.
Ed ecco la sua lingua, calda, morbida, profondamente spinta dentro di me, liquido piacere che sentivo colare, il clitoride fra le sue labbra, dolce un morso, un mio gemito mielato.
Era abile e sapeva far suonare ogni mia corda, aumentava il ritmo per poi trasformarlo in languida carezza, alternava una lingua morbida e soffice a decise lappate profonde e corpose.
Le dita scorrevano, mi allargavano, superavano le mie idee e penetrando ogni mia cavità.
Non durai molto, tesa e sospesa nel dominio delle sue labbra.
Si allontanò fino al mobile bar ed io, imbarazzata e impacciata, non sapevo se rialzarmi o meno, lesse i miei pensieri e sorrise – Non muoverti, con te ho appena cominciato! –
Si preparò un pompelmo, non lo vidi, ma sapevo le sue abitudini e sentivo tintinnare il ghiaccio nel bicchiere.
Tornò da me, mentre beveva mi toccava, dita a fondo ancora in me, sembrava non curare la sagoma delle mie parole.
Freddo, gocciolante brivido e la sua lingua ad inseguire il liquido che colava fra le mie gambe.
Lo raccoglieva, lo beveva mescolato ai miei umori.
Decantava il godimento a questo gusto, come un sommeliers attento ad un novello bouquet.
Prese del ghiaccio e mi toccò con quello ed era come sentirsi tagliare dal un bisturi vivo che apriva le mie carni.
Il mio calore lo scioglieva, come la lingua di Roberto scioglieva me.
Mi penetrò all’improvviso con il suo sesso rigido, grosso, pulsante.
Scivolava dentro di me e io mi sentivo liquefatta, sciolta in un piacere che arrivava dal profondo.
Venni di nuovo e lui con me, e affondammo così nel nostro orgasmo, mentre i nostri gemiti si perdevano alla luce delle candele.
- Signora, lo compera o no? –
La voce del venditore mi riportò al presente, avevo ancora le mani sullo scacciaguai, inconsapevole del tempo trascorso, imbarazzata per come mi ero estraniata da tutto.
Sorrisi alla domanda – No grazie, ma è stato gentile a regalarmi il suo suono! –
Mi guardò come se fossi stata una povera pazza.

2 commenti:

  1. ammazza come l'hai scritto bene questo ricordo! :)

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  2. Oserei dire in maniera perfetta....
    Quel ricordo vive

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