La mia permanenza in casa della nonna continua fra torride
mattinate in cucina dove ricordo che oltre ad essere una perfetta donna avezza
alla perdizione in fondo sono una comune donnina con l’amore per la cucina, le
pulizie e il cucito.Chissà se qualcuno dei miei clienti mi vedesse in
queste vesti che faccia farebbe. Essendo quella di
famiglia che ha studiato,mi tocca andare al comune per sbrogliare i soliti
incasinati incartamenti che ogni anno i
miei zii ingarbugliano a dovere,qualche giorno troverò mia nonna in galera ,poveri carcerati,li costringerà a
cercarle radio maria .Per fortuna non perdo il mio saper fare da zoccola,e
l’addetto a certe cartacce che mi aveva dato appuntamento al martedì
successivo,ha gradito il mio spasmodico
bisogno di risolvere la situazione con “lei ,solo con lei che mi sembra un uomo
oltre che molto addentrato sul vostro lavoro ,anche uno..di famiglia che ne so,
mi sembra di conoscervi da sempre “.Così mi ha chiesto di passare da lì a un
oretta per il mio agoniato certificato. Nel frattempo ho passeggiato per le varie sezioni del
municipio e lì nella biblioteca comunale eccolo lì,posato accanto all’addetto
ai prestiti ,il famosissimo “Appunti di un venditore di donne” di Giorgio
Faletti.
Sapevo dell'esistenza di questo libro ,avevo seguito una recensione fatta sa LA7 dall’autore stesso ma nonostante la mia vorace attenzione nei confronti di libri che parlano di donne in vendita,ho snobbato questo romanzo perché scritto da un uomo italiano. Cosa può raccontare un uomo Italiano sulla prostituzione ? Falsissime figure di donne che soffrono, piangono ,uomini cattivi come lupi che mangiano le cappuccetto rosso del piacere. Ma era lì,l’ho preso fra le mani ed ho letto la prefazione,poi i ringraziamenti finali,e poi quando i ltipo mi ha chiesto se lo dovessi prendere ho pensato che magari una sbirciatina non avrebbe di certo cambiato il mondo. Faletti sa scrivere,lo avevo già appurato con IO UCCIDO,ma Faletti non è un bacchettone e me ne sono accorta quando ho sbranato metà libro in mezza giornata. Nessun accenno al sentimento nazional-popolare cattolico alla condanna della prostituzione,anzi tutt’ altro. I personaggi che vivono vendendo il piacere si trovano ad essere indicati come della peggior specie solo per quella facciata di perbenismo che copre peccati molto più grandi, come la mafia,la violenza ,la corruzione.Mi sono specchiata in questa situazione ambientata negli anni del caso Moro ,un po come succede adesso che tutto fa acqua da per tutto eppure basta mettere una puttana di traverso che il resto non si vede più. Bravo,il protagonista ha una storia davvero straziante alle spalle che sostituisce la classica mappina delle storie strazianti del perché una donna diventa una puttana e l’isolamento che ne deriva ; per una volta tanto si racconta perché un uomo arrivi ad essere un amico ed un affarista delle puttane .L’epilogo è adatto al contesto,disilluso ,adatto a chi in un racconto simile non cerca un finale con il suono delle arpe e il tintinnio dei confetti .La prostituzione come lieto fine non può darti l’amore,la felicità o la redenzione agli occhi della gente,la prostituzione è un modo per non morire strozzato dalle bollette in scadenza o dall’auto troppo vecchia per portarti a lavorare .
Sapevo dell'esistenza di questo libro ,avevo seguito una recensione fatta sa LA7 dall’autore stesso ma nonostante la mia vorace attenzione nei confronti di libri che parlano di donne in vendita,ho snobbato questo romanzo perché scritto da un uomo italiano. Cosa può raccontare un uomo Italiano sulla prostituzione ? Falsissime figure di donne che soffrono, piangono ,uomini cattivi come lupi che mangiano le cappuccetto rosso del piacere. Ma era lì,l’ho preso fra le mani ed ho letto la prefazione,poi i ringraziamenti finali,e poi quando i ltipo mi ha chiesto se lo dovessi prendere ho pensato che magari una sbirciatina non avrebbe di certo cambiato il mondo. Faletti sa scrivere,lo avevo già appurato con IO UCCIDO,ma Faletti non è un bacchettone e me ne sono accorta quando ho sbranato metà libro in mezza giornata. Nessun accenno al sentimento nazional-popolare cattolico alla condanna della prostituzione,anzi tutt’ altro. I personaggi che vivono vendendo il piacere si trovano ad essere indicati come della peggior specie solo per quella facciata di perbenismo che copre peccati molto più grandi, come la mafia,la violenza ,la corruzione.Mi sono specchiata in questa situazione ambientata negli anni del caso Moro ,un po come succede adesso che tutto fa acqua da per tutto eppure basta mettere una puttana di traverso che il resto non si vede più. Bravo,il protagonista ha una storia davvero straziante alle spalle che sostituisce la classica mappina delle storie strazianti del perché una donna diventa una puttana e l’isolamento che ne deriva ; per una volta tanto si racconta perché un uomo arrivi ad essere un amico ed un affarista delle puttane .L’epilogo è adatto al contesto,disilluso ,adatto a chi in un racconto simile non cerca un finale con il suono delle arpe e il tintinnio dei confetti .La prostituzione come lieto fine non può darti l’amore,la felicità o la redenzione agli occhi della gente,la prostituzione è un modo per non morire strozzato dalle bollette in scadenza o dall’auto troppo vecchia per portarti a lavorare .
Ho amato IO UCCIDO, tanto da esser convinto che (visti i libri a seguire) che quel libro sia stato scritto a più mai.....
RispondiEliminaMa con questo son stato nuovamente conquistato da Faletti.
Nessun perbenismo.... tutto ben dosato.
Veramente un bel libro.